Tutto quello che devi sapere sulla musica in Brianza

MUSICA IN BRIANZA

Tutto quello che devi sapere sulla musica in Brianza

Diego Potron ci presenta il suo nuovo album “R2Go”

Diego Potron è un “one man band” che ha costruito la propria reputazione on the road ( si racconta di oltre 1000 concerti negli ultimi i 10 anni) proponendo prima musica blues e, da qualche tempo, sonorità più orientate verso il songwriting e la canzone d’autore americana.
A distanza di due anni dal precedente “Winter session” è uscito il 2 maggio 2020 “R2Go”, registrato tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020 presso il Red Maple Studio, per Rivertale Productions in collaborazione con Femore Prod.

L’apertura del disco è affidata a una rilettura, “ammorbidita” rispetto all’originale di Taj Mahal, di “Diving Duck BLues” che peraltro riflette il mood dell’intero disco orientato verso sonorità intimistiche di matrice folk. Non poteva certo mancare il blues, viste le origini dell’artista, che ritroviamo in “It’s Preferable Not To Travel With A Deadman” ed in “The Last Heart Beat” così come troviamo anche un’incursione nel country americano (ma sarebbe meglio dire bluegrass) con “Mr. Choppy”.
Condizionati forse dal suo valore “storico” gran parte della nostra attenzione è stata catturata dalla cover di “Stayin’ Alive” qui in reatà completamente riarrangiata e pronta per acquistare una nuova vita propria. L’abbiamo già scritto dopo aver visto il video promozionale: è il risultato ideale a cui dovrebbe ispirarsi ogni artista nel momento in cui decide di suonare una cover. Qui siamo davvero lontani dalla versione karaoke dove finiscono gran parte dei gruppi e/o solisti. E, senza offesa per nessuno, i webinair di questi giorni ci stanno fornendo un’infinità di esempi di questo genere.
Non trascuriamo il duetto di brani che chiude il disco. “Two brothers” è un tuffo nel genere americana mentre la conclusiva “While I Sleep My Bitch Plays Bo Diddley” è una ballata rock acustica ed acida quanto basta per farci tornare a scuotare le gambe (esercizio salutare durante queste settimane).
“R2Go” di Diego Potron è uno dei tanti esempi che attorno a noi abbiamo artisti che non hanno nulla da invidiare ai loro colleghi stranieri. Ascoltatelo con attenzione, regalategli un piccolo spazio durante le vostre giornate di quarantena e vedrete che queste canzoni vi entreranno direttamente nell’anima.

Nei giorni scorsi abbiamo contattato l’artista e qui di seguito trovate la nostra intervista.

1) Nel tuo percorso musicale si nota il passaggio dal blues, a volte grezzo e sanguigno, al genere folk e americana riconducibile al cantautorato made in Usa. Come si è sviluppato questo cambiamento ?

Dunque, in realtà è stata una sorta di regressione/evoluzione. Nel senso che ho ripreso a percorrere delle strade intraprese alla fine degli anni ’90, quando ho vissuto a Merano, con un trio che si può definire folk ”psichedelico” (diciamo con riferimenti a Tim Buckley, John Martyn e tutta quella scena inglese) in cui suonavo il basso e un vecchio synth monofonico della Korg: i FOLKENUBLO.
Una volta ”accantonata” l’attività da OneManBand vero e proprio, ho semplicemente ripreso e sviluppato la mia parte di quel cammino già iniziato appunto una ventina di anni fa.

2) In questi anni è cambiato anche il nome che usi ed è scomparso “Deadman”. Cosa è successo ?

Questa è stata un’esigenza abbastanza naturale, dovuta dalla necessità di discostarmi dalla mia produzione precedente appunto da OMB, più blues e stoner.
Ancora a distanza di anni dal mio ultimissimo concerto OMB al Krakatoa di Bologna, in molti non hanno recepito a fondo il cambiamento radicale di forma e sostanza della mia musica. Quindi mi è sembrato necessario ”prendere le distanze” senza per questo voler rinnegare quello che facevo prima, anzi!

3) “R2Go” ci è sembrato un disco intimista e riflessivo. Ti sei ispirato a qualche particolare artista nella composizione dei brani ?

Beh sicuramente R2Go è un disco scuro e si, intimista. Negli ultimi due anni ho ascoltato moltissimo Willy Tea Taylor per quello che riguarda il lato più folk, e Brant Bjork, che ritengo ben più di un semplice musicista; più qualcosa vicino a un personaggio mistico vero e proprio.

4) Ascoltando la presentazione del disco durante il live trasmesso da casa per il Bloom ci hai raccontato le storie che costituiscono i testi dei tuoi brani. Quanto c’è di vero in queste storie ? Apparentemente sembrano tratte dalla realtà di tutti i giorni.

Cerco di scrivere quasi solo di cose che conosco, che sono successe direttamente a me, o a persone che conosco, e che comunque sono reali.
A parte “Mooreland”e “Mr. Choppy”, che sono storie di completa fantasia (ma comunque fondate su suggestioni anche solo letterarie), gli altri pezzi sono appunto piccole narrazioni reali ma non necessariamente autobiografiche.

5) “R2Go” è un album realizzato molto bene sia dal punto vista della scrittura delle canzoni sia dal punto di vista diciamo tecnico, nel senso che ha un “suono” eccellente. Quando è difficile (o facile) realizzare un cd nell’Italia del 2020 ?

Mah, inizialmente ho iniziato a registrare il disco nel mio studio di riferimento di sempre, il Trai Studio di Inzago. Però per quanto con Fabio io mi sia sempre trovato ottimamente (Winter Session è stato registrato da lui in tre giorni , e il risultato è stato davvero molto oltre le mie aspettative), mi sono reso conto che per questo lavoro avrei avuto bisogno di molto più tempo e un metodo di lavoro differente; completamente ”errato” dal punto di vista canonico. Quindi ho allestito un piccolo home studio e, con un microfono Neumann prestato da un amico, una DI Box per le chitarre e i bassi elettrici, il mio vecchio Mac Book Air e Garage Band ho iniziato queste registrazioni, che sono durate per una ventina di giorni molto intensi.
Onestamente a parte la fase di missaggio (per la quale devo ringraziare gli amici di Femore Prod. che mi hanno sempre ben consigliato) ho trovato relativamente semplice il lavoro. Più che altro, credo che molto stia nell’avere esattamente in mente il risultato che si vuole ottenere.
Per quello che riguarda ”fare un CD”, nel senso di realizzarne delle copie e venderlo, ovviamente il periodo è folle, ma per fortuna con il supporto e l’aiuto di Paolo Pagetti e della sua Rivertale Productions abbiamo trovato questa formula per la quale al momento lo distribuiamo in digitale e in seguito (quando letteralmente sarà possibile stamparlo) lo faremo, e lo spediremo a chi lo ha acquistato e lo distribuiremo ai concerti, se e quando sarà possibile rimettersi sulla strada.

6) Tra i brani secondo me più belli c’e’ la cover di “Stayin’ Alive”. Com’è nata la decisione di inserirla nel disco ?

Inizialmente nel disco avevo previsto di inserire ”Goonies ‘r’ good enough” di Cindy Lauper, ma poi una notte ho visto un bellissimo documentario sui BeeGees (che effettivamente conoscevo pochissimo, tolti i singolissimi), e mi ha colpito molto la storia e l’evoluzione della band.
Alla fine della visione sono andato a cercarmi il testo di “Stayin’ Alive”, che non avevo mai letto, e mi ha molto colpito il lato veramente tetro della canzone, non distante in effetti da quello del film, che, tolta l’iconografia classica del Tony Manero spavaldo che cammina per la strada, è estremamente drammatico e denso di significati.
La mattina dopo ho provato il pezzo, il pomeriggio l’ho registrato e ho deciso di inserirlo nel disco. Esistono in effetti moltissime altre versioni del brano, quindi non ho fatto nulla di nuovo o straordinario (penso subito alla bellissima versione western dei R’n’R Kamikazes), ma quasi sempre sono legate all’aspetto un po’ buffo della questione. Io ci ho letto (forse anche solo considerando il momento storico molto particolare che stiamo vivendo tutti) qualcosa di molto malinconico e drammatico, e ho cercato di dargli questo vestito.

7) Come era già successo anni fa, anche per la promozione di “Stayin’ Alive” hai scelto di accompagnare la musica ad un video molto bello. Quanta importanza attribuisci ai video promozionali ?

I video delle band mi piacciono molto, ma io personalmente non ho mai dato grande importanza alla cosa, intesa appunto come concetto di ”promozione”, e questo, sia chiaro, non per snobbismo, ma per semplice poca lungimiranza.
I pochissimi video che ho fatto li ho ho affidati a Francesco Collinelli, che è un amico da più di venticinque anni e un bravissimo filmmaker (che per fortuna abita esattamente sopra di me), col quale però abbiamo inteso sempre questi lavori come una collaborazione più artistica che, appunto, promozionale.
Se il video di “Blind Sister’ Home” è stato una sorta di cortometraggio vero e proprio, frutto di una piccola scrittura fatta assieme, questa è stata una sua riuscitissima performance da regista; letteralmente con niente (il video è stato girato in un’ora nel nostro giardino di casa 2 settimane fa, in pieno lockdown) è riuscito, malgrado un soggetto scadentissimo come me, a realizzare un video carico di emotività e suggestioni.

8) Chi ti conosce sa che svolgi un’intensa attività live. Cosa si prova oggi a fare il release party in casa propria davanti al video di un computer invece che in un locale circondato dal pubblico ?

I live sono sempre stati il 90% del concetto di fare musica per me. Ne ho fatti tanti, ed è sempre stata praticamente l’unica cosa che mi sia mai interessato fare.
È una cosa molto difficile suonare in questo modo, perchè per quanto in effetti si suoni come si suonerebbe di fronte a un pubblico in carne e ossa, la completa assenza di interazione genera una sorta di ansia davvero forte. Molto della resa di un concerto è dovuta al rapporto diretto col pubblico, e in questo caso questa completa solitudine non ti permette di interpretare correttamente l’esibizione.

9) Ci consigli qualche disco che hai ascoltato durante la quarantena e che ti è piaciuto particolarmente ?

In questi giorni ho ascoltato tanto (e come sempre) i sopra citati Willy Taylor e B. Bjork e altrettanto Phill Reynolds, Jipsy Rufina e Andrea Van Cleef.
Sono uno che ascolta molto roba italiana, che, come nel caso dei tre che ti ho citato sopra, spesso non ha assolutamente nulla da invidiare ai colleghi d’oltre oceano, anzi.

Diego Potron Facebook Official https://www.facebook.com/diegodeadmanpotronsoloacoustic/

Carlo Pulici